DOCUMENTARE L'APPRENDIMENTO

Story Telling: l'arte di narrare come ponte di emozioni e significati

Daniela Tonezzer

di Daniela Tonezzer

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Le azioni che ogni bambino compie quando è impegnato in un'attività potrebbero sembrare come quei puntini sparsi su un foglio, apparentemente privi di significato. Ma se si inizia a collegarli come le evoluzioni di una storia, che tra attese e imprevisti giunge a un lieto fine, allora anche quei gesti sono passaggi di un apprendimento, parti di un racconto speciale.

Lo story telling può essere considerata una sorta di evoluzione dell’arte della narrazione, utilizzata da millenni dall’essere umano pe tramandare conoscenze, esperienze, tradizioni e storie. Ha un suo movimento, un ritmo e un colore ed ha la capacità di agganciare e ingaggiare il lettore veicolando emozioni. Nel 2023 il personale del nido Clarina ha partecipato ad un percorso formativo, promosso dalla Provincia Autonoma di Trento, incentrato sulla tematica della documentazione al nido e le sue diverse possibilità, a cura della dott.ssa Daniela Corradi. L’interesse e lo stimolo suscitati hanno portato il gruppo di lavoro a sperimentare nuove forme di documentazione fino a trovarne una modalità propria, affinandone con attenzione la cura per la progettazione e la sua realizzazione. Nascono così delle brevi storie narrative di apprendimento, attraverso le quali l’educatore, dall’osservazione del gioco spontaneo del bambino, racconta e documenta fotograficamente, passo dopo passo, le azioni e gli apprendimenti che il bambino conquista durante il gioco. Ad esempio, da un tappo che rotola lungo un’asse inclinata si possono scoprire le leggi della fisica, le proprietà dei materiali rotondi, le differenti velocità; o ancora da un calzino spaiato trovato sul pavimento nascono momenti di sperimentazione delle proprie autonomie, la collaborazione, la cura per sé e per l’altro.

Nella documentazione pedagogica molti sono i linguaggi che si utilizzano (come la scrittura, la fotografia, la grafica), integrandoli tra loro in un giusto equilibrio. La documentazione diventa, così, strumento per catturare l’attenzione dell’adulto, generare risonanze emotive, farlo sentire parte dell’esperienza, ingaggiarlo in una conversazione e aprire a molteplici ricerche di significato. In questa prospettiva la documentazione diventa strumento per veicolare una cultura dell’infanzia, attraverso ciò che non ci si aspetta. Lo stupore diventa la chiave perché è proprio dall’imprevisto che nascono queste brevi storie. In questo modo l’educatore dà spazio al gioco spontaneo del bambino, lo osserva, ne coglie gli apprendimenti che si generano, sganciati da ogni richiesta performativa, restituendo valore ai significati.

“Occorre che accada qualcosa d’ imprevisto, altrimenti non c’è storia”. (Jerome Bruner)

Nel corso dei mesi sono state, così, realizzate alcune brevi narrazioni (storytelling) che, appese su un cavalletto ad altezza bambino, hanno accolto le famiglie proprio nell’atrio del servizio. Sin da subito sono state accolte con curiosità, dagli adulti ma anche dai bambini stessi i quali si sono interessati chi indicando le immagini, chi riconoscendo tra quelle il loro volto o quello dei compagni e chi chiedendo al proprio nonno di leggere per lui la storia. Alcune di queste sono state, poi, raccolte e trasformate in piccoli libricini che, lasciati a disposizione dei bambini, permettono loro di ritornare più e più volte a ripercorrerne la storia.

Questo strumento è diventato, a poco a poco, una reale possibilità per rendere il contesto educativo più partecipativo e partecipato dai bambini ed ha permesso di rendere leggibile alle famiglie piccoli frammenti di vita quotidiana, impregnata di sfide, prove ed errori, apprendimenti e conoscenze individuali e di gruppo.

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