10 anni e oltre

Di felicità non si muore

Daniela Serafini

di Daniela Serafini

Quando l’outdoor è diventato un punto cardinale nella nostra filosofia di cooperativa? Da quando abbiamo ri-scoperto che fare le cose all’aperto rendono i bambini più felici!

Infatti, è stato questo uno dei primi motori che ha spinto il personale del nido ad approfondire la tematica dell’outdoor education. Stare fuori riduce lo stress, rasserena e infonde un naturale senso di benessere emotivo che si rispecchia anche nella cura verso noi stessi e verso l’altro. 

“Quello che abbiamo scoperto è che apprendimento e benessere del bambino percorrono un medesimo sentiero”.

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Da quando Pro.Ges. Trento è nata si è sempre avuto una grande spinta e attenzione rispetto allo stare all’aperto. L’indole del personale educativo, particolarmente sensibile al tema dell’educazione naturale e alla forte convinzione dei benefici che lo stare all’aperto procura, ha portato la Cooperativa ad approfondire ed a aprire nuove conoscenze sulla tematica.
Nonostante fosse ancora un argomento poco trattato e che, inizialmente, spaventava molto gli enti gestori, si è sempre cercato di portare avanti queste attenzioni e questi principi, coerentemente con il pensiero pedagogico-educativo di Pro.Ges. Trento.

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Quello che in particolar modo ha influenzato il nostro modo di pensare i servizi educativi è stata la conoscenza delle realtà del Nord Europa ed in particolare della Svezia, della Danimarca e della Norvegia.

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Ma l’educazione all’aperto, come la intendiamo oggi, affonda le sue radici in diversi modelli, a partire da quello dello scoutismo inglese, che da sempre promuove il contatto con la natura come strumento educativo.
Le correnti pedagogiche europee che influenzano, inoltre, i nostri progetti educativi, sono: l’esperienza nata in Germania con i Kindergarten di Friedrich Fröbel e lo Skovbørnehaven, nato in Danimarca negli anni ’50 dall’esperienza di Ella Flatau, che si occupava dei suoi quattro figli e di quelli dei vicini facendoli giocare a contatto con la natura e che divenne il primo modello di asilo nel bosco

Jonh Dewey, filosofo e pedagogista statunitense, sosteneva che l’ambiente svolge un ruolo fondamentale nell’apprendimento dei bambini, i quali non sono attori passivi al suo interno ma interagiscono con esso.

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La cooperativa negli anni ha investito molto sulla formazione outdoor per il personale rendendo, tale approccio educativo, una pietra miliare della progettazione e dell’agito quotidiano all’interno dei nostri servizi. Ogni servizio della cooperativa, negli anni, ha declinato il tema dell’educazione naturale in base alle proprie peculiarità e caratteristiche.

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Ad esempio, nel nido d’infanzia di Oltrecastello, essa è diventata l’identità del nido. Il progetto educativo ed i progetti di sezione del servizio sono pensati in questa ottica, grazie anche al contesto naturalistico in cui è inserito il nido; posizionato nella collina di Trento a due passi dal bosco e da altri contesti che possono essere molto ricchi dal punto di vista delle esperienze all’aria aperta; fattorie, campagne aperte, vigneti...

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La scelta di proporre numerose e diversificate esperienze in natura è motivata, oltre che dalla dimensione del benessere fisico e psicologico, anche dalla dimensione educativa e didattica, che contribuisce a ripensare alla radice il modo stesso di fare educazione. Si tratta di ripensare in primis il ruolo dell’adulto, il cui agito educativo “fuori” dalla sezione viene messo alla prova in una dimensione aperta, imprevedibile e meno strutturata.
Educare in natura risponde alle naturali domande dei bambini, ribalta le convenzioni, invita al cambiamento, chiedendo all’adulto di mettere a disposizione strumenti capaci di sostenere e focalizzare gli sguardi, in modo da tenere alte le abilità osservative, la curiosità, l’abitudine a interrogarsi.

L’ambiente naturale è suggestivo, ti avvolge silenziosamente, è sopra, sotto e accanto, carico di mistero e ricco di biodiversità

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I bambini e le bambine lo sanno; sanno come “stare” all’aperto. E sono sempre molto indaffarati nell’ arrampicarsi, correre, saltare i fossi e le pozzanghere, stare in equilibrio sui tronchi, ascoltare le risate del picchio e il frullare delle foglie, delle querce e dei castagni, toccare e strofinare erbe, annusare fiori, sperimentare intrugli, guardare incantati le nuvole muoversi nel cielo. Ma soprattutto, i bambini e le bambine giocano con materiali naturali, inventano dal nulla, provano e riprovano, sperimentano una, due, cento, mille volte. Non si tratta di apprendere nella natura, ma dalla natura, attraverso l’esperienza e il contatto diretto con essa.


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Inizialmente, è stato necessario richiamare l’attenzione delle famiglie sull’importanza delle attività all’aria aperta in tutte le stagioni, per promuovere il concetto di salute e superare il timore che stare fuori avrebbe fatto ammalare di più i bambini. Si è, quindi, posto l’accento su come l’educazione all’aperto è promotrice di uno stile di vita sano che pone le basi anche per il futuro. Contemporaneamente, è stata avviata una riflessione sulla gestione dei rischi e dei pericoli che, se calcolati, diventano strumento educativo per rafforzare l’autostima, l’autonomia, il senso di responsabilità e per sostenere i bambini e le bambine nella loro crescita globale.

È necessario consentire ai bambini e alle bambine il contatto con alcune cose che, alle volte, vengono loro negate, per paura, per abitudine, per convinzioni errate: il piacere del contatto con la natura fa bene e potrà renderli sensibili e capaci di stupore di fronte alla vita.

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